Polonia: un paese che non conosce recessione

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Il vento della recessione, quello che dal 2008, spira contro le economie e le aspettative di decine di paesi europei ed extraeuropei, in Polonia non è mai arrivato.

Dei tristi anni della soggiogazione comunista, il paese che ha regalato al mondo il Santo Karol, si è decisamente liberato. Per il 2014 si stima un aumento del PIL del +2,8% e successivamente del 4%, mentre nel programma della Politica di Coesione 2014-2020, la Polonia si colloca al primo posto tra i paesi beneficiari dei fondi UE.

In pochi anni nel paese dell’est si è sviluppato notevolmente il settore infrastrutturale, è aumentata la domanda interna, sono volate le esportazioni, specie verso i paesi ad economia emergente e si è improntato un piano di attrazione di investimenti interni ed esteri decisamente efficace. I capitali esteri sono attratti da un fisco leggero, offerto soprattutto in alcune Zone Economiche Speciali (ZES), oltre che da una manodopera qualificata, a salari comparativamente più convenienti. La Polonia ha puntato, inoltre, molto sulla formazione: i centri accademici sono oltre 500 e gli indirizzi privilegiati dagli studenti sono soprattutto quelli a carattere scientifico e tecnologico. Il settore sanitario, invece costituisce un neo. Non rappresenta un’eccellenza del sistema, visto che la maggior parte dei costi grava sui cittadini e la sanità privata stenta a decollare. Anche l’apparato burocratico necessita di riforme strutturali, in modo da poter fornire nei prossimi anni quel supporto necessario a consolidare gli ottimi risultati fin qui ottenuti, sia in campo economico che sociale. Non si può, infine, parlare di Polonia senza evidenziare il tratto di forte religiosità del popolo polacco. Se prima della seconda guerra mondiale i cattolici rappresentavano il 70% della popolazione, alla fine del conflitto essi ne costituivano la quasi totalità (98%). La realtà religiosa è spesso in osmosi con quella politica. La storia ci ha già consegnato le pagine della rivoluzione pacifica guidata dall’elettricista Walesa, del sostegno spirituale costante offerto da Papa Giovanni Paolo II alla sua gente, delle libertà faticosamente riconquistate dopo anni di regime e restrizioni. La Polonia è dal 2004 nell’UE, pur conservando la propria moneta, lo Zloty, e la propria integrità in termini di scelte valoriali. Nel 2009, infatti, ratifica il Trattato di Lisbona utilizzando una clausola di esenzione nei confronti della Carta sui diritti fondamentali dell’Unione Europea, al fine di salvaguardare la propria autonomia legislativa in materia di aborto, matrimonio, eutanasia, ecc.

Sembra che il destino di questo piccolo grande paese dell’est Europa sia quello di “primeggiare”, suo malgrado, nel bene e nel male. La Polonia fu il primo paese ad essere invaso dalla Germania nazista, il primo a dare avvio alle rivoluzioni dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica, con conseguente crollo del regime comunista, il primo a regalarci un Papa straniero. Il primo a non farsi toccare dal flagello della crisi economica più grave dal dopoguerra.

Cristina Palumbo

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