Nel cuore dell’Europa, la Grecia combatte ormai da anni la sua drammatica battaglia contro la crisi economica che dal 2008 ha investito il “Vecchio Continente”. Per anni politiche economiche a dir poco “espansive” hanno gonfiato un debito pubblico esplosivo di 295 miliardi di euro, il 180% del PIL. Secondo una ricostruzione de Il Sole 24 Ore, i bond greci sono nelle mani dell’EFSF per 131 miliardi di euro, mentre altri 30 sono in dotazione del Fondo salva stati europei. Altri miliardi, infine, apparterrebbero alla Banca Centrale Europea e poco più di una decina al FMI.
I creditori alla scadenza dei titoli dovrebbero poter esigere la restituzione dei massici prestiti elargiti, ma puntualmente devono rinegoziare nuovi prestiti in quanto il Paese, culla della democrazia, della scienza, della cultura e, insieme ai valori ebraico-cristiani, della civiltà occidentale, non ce la fa.
Pensioni facili, impieghi statali elargiti a profusione, alto tasso di corruzione nella società, bolle immobiliari e politiche clientelari hanno prodotto in Grecia una situazione drammatica.
In questa “tragedia” vive il popolo greco, ormai da molto tempo. La maggior parte dei pensionati ha visto dimezzarsi la propria pensione. Molti lavoratori nel pubblico e nel privato hanno perso la loro occupazione, la maggior parte delle famiglie cerca di sopravvivere attraverso le mense Caritas della Chiesa ortodossa, mentre la Croce Rossa e le altre associazioni umanitarie fanno quello che possono.
Sono tantissimi i bambini che sono affidati alle case famiglia per sei giorni su sette, solo per motivi economici. I genitori non ce la fanno a garantire loro i pasti. Ma i piccoli reclamano i genitori, piangono. Testimoni descrivono scene strazianti.
Il welfare è allo stremo. In alcuni quartieri di grandi centri urbani la carenza di illuminazione pubblica viene sopperita dall’ingegnosità degli abitanti dei palazzi che appendono letteralmente le lampadine private sui balconi. Negli ospedali i medici guadagnano (quando ci riescono) stipendi che superano di poco i mille euro al mese e i pazienti devono portarsi da casa garze, siringhe e tutto ciò che possono per agevolare le cure mediche. Molti infermieri affermano di non percepire da mesi alcun emolumento, ma che preferiscono continuare ad andare in ospedale per aiutare gli ammalati e non perdere comunque il posto di lavoro.
Nelle isole greche in cui la natura ha dato la massima espressione della sua audacia e bellezza, in cui il calore dell’accoglienza della gente del luogo è sempre lo stesso, la crisi ha assunto un volto meno austero. Agevolazioni fiscali ad hoc hanno cercato di salvaguardare il più possibile il settore turistico, vera fonte di guadagno della penisola ellenica, ma questa ed altre politiche di emergenza non possono durare per sempre.
La Troika (CE, BCE, FMI) esige politiche economiche più restrittive per concedere ancora un po’ di ossigeno alle casse dello Stato ellenico; alcuni propongono un taglio del debito pubblico così come si fa per i Paesi in difficoltà di crescita, ma la difesa della propria storia e della dignità frenano queste ipotesi di via di uscita. Rimangono le privatizzazioni. Pezzi interi del territorio sono messi in vendita. Ultimi accordi prevedono ulteriori tagli alle pensioni e un debito pubblico che deve assolutamente dimagrire. Il popolo greco però è forte e determinato. Ha sempre trovato soluzioni originali a questioni problematiche. Incarna da millenni gran parte del DNA europeo ed ha in se gli anticorpi per potercela fare. In fondo al tunnel, peraltro, si intravedono i primi bagliori di ripresa: il PIL torna a crescere nel 2017 (+0,4%) e la disoccupazione cala lievemente (dal 22% al 21,7%). Le prime luci di speranza in fondo al tunnel.
Cristina Palumbo
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