“Un ragazzo d’oro”
Appena sposato, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, finisce il suo viaggio terreno. Ad appena 35 anni, otto coltellate inferte senza pietà, da due rapinatori che avevano appena rubato uno zaino ad un uomo nella bellissima zona romana di Trastevere, decidono di firmare con il sangue la fine dei suoi sogni, delle sue quotidiane fatiche, della grande voglia di vivere che aveva.
Il contenuto dello zaino rubato: un cellulare e 100 euro.
Il rapinato cerca di contattare i ladri. Chiama il suo numero di cellulare; al telefono rispondono voci con accento nordafricano. Si, si può restituire il maltolto. Alla condizione di dare in cambio cento euro. Dall’altra parte del telefono c’è un assenso: si può fare.
L’appuntamento è per la stessa notte nel quartiere Prati di Roma.
L’uomo avvisa subito i carabinieri che organizzano un’operazione in borghese per arrestare i banditi. Ci sono le pattuglie, ma anche due carabinieri non in divisa tra cui Cerciello.
Due incappucciati erano lì nel punto indicato per l’incontro ed erano evidentemente i sospettati, per cui i due carabinieri si sono avvicinati per i controlli identificativi e qui uno dei due fermati ha estratto il coltello e colpito senza pietà Mario.
Ma chi era Mario Cerciello? Il carabiniere definito “ragazzo d’oro” dal suo comandante?
Era un ragazzo speciale, generoso, altruista; aiutava chi aveva bisogno. Grande lavoratore, nel quartiere dove prestava servizio lo conoscevano in tanti. Era anche un barelliere volontario per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Lui accompagnava i malati a Lourdes e a Loreto. Ogni martedì lo riconoscevano e ringraziavano anche i bisognosi della stazione Termini.
Ecco chi era Mario Cerciello. Era un bravo ragazzo. Un eroe del nostro tempo.
Cristina Palumbo Crocco
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