Nel 2020 l’Italia ha avuto bisogno di 70 miliardi di metri cubi di gas naturale.
Gas significa anche energia elettrica e una crisi di questo settore significa senz’altro un aumento immediato dei costi di produzione per l’imprenditoria e di super bollette per le famiglie.
Nel periodo settembre-dicembre 2021 i prezzi dei prodotti energetici del mercato all’ingrosso sono quasi raddoppiati.
Allo stesso tempo sono saliti alle stelle i prezzi dei permessi di emissione di CO2.
La transizione ecologica è sicuramente una strada obbligata per la salute del pianeta e di chi ci abita.
E’ il sogno che sta per divenire realtà. Reale è, però, anche la capacità di guidare la macchina del cambiamento senza andare a sbandare.
L’Italia a fronte di un fabbisogno di 70 miliardi di metri cubi di gas naturale ne produce solo 4,1. Praticamente il 6%.
Il resto lo importa.
Innanzi tutto dalla Russia (circa il 30%), poi da paesi come l’Algeria, l’Azerbaijan, la Libia, l’Olanda, la Norvegia, il Qatar…
Diatribe politiche a parte, il nostro paese potrebbe produrre direttamente il gas di cui ha bisogno.
Il potenziale estrattivo italiano è perfino superiore al suo fabbisogno. Tuttavia si preferisce far transitare la preziosa energia attraverso gasdotti (tra l’altro italiani) che dall’Africa o dalla Russia raggiungono la penisola.
Un metro cubo di gas estratto in Italia costa 5 centesimi, mentre quello importato costa dai 50 ai 70 centesimi.
I prezzi dell’energia, come abbiamo visto, sono saliti alle stelle.
Si stima che nel primo trimestre del 2022 le bollette per le famiglie e le imprese aumenteranno del 50% circa.
Una situazione davvero critica che andrebbe ad aggravare la crisi economica attuale esplosa in seguito alla pandemia.
La soluzione del problema non è proprio dietro l’angolo.
Il nostro paese, con i giacimenti già esistenti, potrebbe a breve termine raddoppiare la produzione di gas, ma non basterebbe.
Non basterebbe a frenare un’evoluzione della crisi con effetto domino sulla produzione industriale e sulla capacità di acquisto delle famiglie.
Come uscire dunque da questa pericolosa situazione?
A lungo termine è chiaro che occorrerebbe realizzare un’autonomia di produzione.
A breve, oltre a gestire l’emergenza, si dovrebbe avere un atteggiamento di massima prudenza circa la questione ucraina drammaticamente esplosa questi giorni.
Non possiamo dimenticare, infatti, che il gas che consumiamo in Italia in gran parte proviene dalla Russia e che l’Ucraina è il primo paese di transito per la preziosa materia prima.
Cristina Palumbo Crocco
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