I dati parlano chiaro. Il tasso di disoccupazione in Italia, in tempo di crisi, è bene ribadirlo, è andato progressivamente aumentando: 8,4% nel 2010; 8.4% nel 2011; 10,6% nel 2012; 11,9% nel 2013.
Dal punto di vista qualitativo la composizione dell’occupazione è cambiata. Si riducono gli artigiani, gli operai specializzati e i professionisti qualificati. Crescono i lavoratori stranieri e i Neet (ne studenti, ne lavoratori) presenti sul territorio nazionale sono in numero maggiore rispetto agli altri paesi europei.
Ad ottobre 2013 è stato rilevato che in meno di tre anni più di 60 mila giovani imprenditori del commercio e del turismo hanno perso l’attività, anche se 4 su 10 ci credono ancora e aprono nuove imprese.
Qualche dato positivo in questo quadro drammatico però è da rilevare: nel secondo trimestre del 2013 , rispetto allo stesso periodo del 2012, i rapporti di lavoro cessati diminuiscono del 5,8%.
Alcune misure apportate dal governo incominciano a sortire effetti positivi come l’attivazione del “bonus under 30”.
Si tratta di assunzioni agevolate fra i 18 e i 29 anni, che mirano ad offrire vantaggi consistenti alle imprese interessate. Il vantaggio massimo è la copertura di un terzo della retribuzione sotto forma di conguaglio nella denuncia di contribuzione mensile.
Questi interventi tuttavia escludono i possessori di titolo di studio superiore o professionale.
In pochissimo tempo all’INPS, ente erogatore delle risorse, sono pervenute 7000 domande da parte di imprese interessate; il ritmo è stato di una richiesta al secondo, comprensibile rincorsa con il tempo visto che i fondi sono disponibili fino ad esaurimento.
Le regioni più attive nella richiesta delle agevolazioni sono la Lombardia (1295 domande), la Campania (814), il Lazio (577) e l’Emilia Romagna (510).
Grazie a questa possibilità offerta al mercato del lavoro dovrebbero essere possibili circa 20 mila assunzioni nel 2013.
La riforma del lavoro (legge 92/2013) prevede, inoltre, una decontribuzione del 50% per 18 mesi (12 per i contratti a tempo determinato) per l’assunzione di lavoratori svantaggiati, dove per svantaggiati s’intendono uomini e donne con almeno 50 anni d’età, disoccupati da oltre 12 mesi e donne di ogni età disoccupate da almeno 6 mesi, abitanti in aree svantaggiate e disoccupati da almeno 24 mesi.
Un sostegno è rappresentato anche dai fondi disponibili per tirocini formativi ( soprattutto a favore dei Neet) e dalle misure per favorire l’ auto impiego e l’autoimprenditorialità. Per le Srl ad un euro, ad esempio, è stata abolita la soglia dei 35 anni per avviare l’attività.
Attualmente in Italia si assume più al Nord e al Sud che al Centro e si richiedono maggiormente lavori con un basso grado di specializzazione.
I più “gettonati” sono i braccianti agricoli, seguono i camerieri e professioni assimilate, i cuochi, i manovali e il personale non qualificato dell’edilizia civile.
Non è un caso che la nuova emigrazione italiana riguardi i cosiddetti cervelli in fuga.
Sono più di 68 mila i laureati che sono espatriati dal 2002 al 2011 soprattutto in paesi europei come la Germania, la Francia, la Svizzera e la Gran Bretagna.
Uno studente italiano per arrivare alla laurea costa alla collettività 124 mila euro, ma i frutti di questo percorso sono recepiti a livello sociale ed economico da realtà diverse rispetto al territorio di appartenenza.
Non basta, in definitiva, tamponare l’emorragia di posti di lavoro favorendo, se pur indirettamente, una collocazione occupazionale di tipo manualistico a discapito di quella di tipo concettuale. Non si può desertificare il giardino dell’innovazione e della ricerca, perché è da qui che da sempre, in ogni paese, sono germogliati i rami del futuro delle nuove generazioni e della “crescita felice”.
Cristina Palumbo
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