Il Papa venuto da lontano era il Papa di tutti. Uno straniero per gli stranieri, un orfano, per gli orfani, uno sportivo per i giovani, un attore per comunicare la fantasia un operaio per lavorare, un poeta per sognare, un dotto per insegnare, un viaggiatore per predicare, un capo per guidare, un malato per soffrire, un grande uomo da imitare, un Santo a cui aprire il nostro cuore. Caro Karol gli immigrati, i profughi, gli orfani, i giovani, i bambini, i lavoratori, i poeti, gli scrittori, i viaggiatori, i capi, i malati, i moribondi, Ti dicono GRAZIE perché sei stato il Papa ed il padre di tutti. Cristina Palumbo
Quando un corpo si accascia davanti al portone di casa, alle venti e trenta di un giorno speciale, bersaglio di pallottole vigliacche e assassine, il tempo si ferma. L’uomo in pigiama davanti alla tv, pensa. La signora, alle prese con la tavola da imbandire, si ferma e pensa. Pensa anche lo sgangherato teen con le cuffie in testa. Le scosta, ascolta e pensa. E il giorno dopo il portiere pensa e parla con l’inquilino, il giornalaio pensa e parla con il cliente, i clienti; l’insegnante parla con i colleghi, con gli studenti. Gli studenti disegnano o studiano la storia delle pallottole assassine e degli eroi accasciati e pensano…Il giorno dopo i giornalisti…